Domanda:
Il caso Galileo Galiei: al posto suo avreste abiurato anche voi?
anonymous
2007-11-10 09:19:49 UTC
Fin da quando ho studiato per la prima volta la storia di Galileo Galilei, alle elementari, ho sempre provato un moto di irritazione ed indignazione circa la sua decisione di abiurare, ossia di "rimangiarsi", in sede di Inquisizione, tutto ciò che aveva scoperto circa le "falle" del sistema tolemaico. Pensate che abiurare sia stato un atto di coraggio o di codardia? E come vi sareste comportati al posto suo?

Un'altra cosa ancora: il mio prof di filosofia dice che agli scenziati non importa di immolarsi per ciò che hanno scoperto, perché quel che conta è che, prima o poi, la verità venga fuori. Secondo voi è stato questo a spingere Galileo ad abiurare, oppure il ricordo della cruenta sorte toccata a Giordano Bruno una trentina d'anni prima?
Nove risposte:
Pangea
2007-11-10 09:29:11 UTC
Ti rispondo con una strofa di una canzone di De André



Morire per delle idee

l'idea è affascinante.

Per poco io morivo

senza averla mai avuta

perché chi ce l'aveva,

una folla di gente,

gridando "Viva la morte"

proprio addosso mi è caduta.

Mi avevano convinto

e la mia Musa insolente

abiurando i suoi errori

aderì alla loro fede

dicendomi per altro in separata sede

"Moriamo per delle idee vabbè, ma di morte lenta"
fischer89
2007-11-10 17:32:26 UTC
Se io fossi stato Galileo avrei pensato: ma chi me lo fa fare di passare le pene dell'inferno, essere torturato, finire sul rogo perchè 4 deficienti non vogliono capire un strac***o di niente??!! Abiuro e che vadano tutti a farsi fott**e!
annamaria l
2007-11-10 18:23:40 UTC
La prassi della Santa (!) Inquisizione prevederva che prima dell'interrogatorio l'accusato venisse portato nella sala delle torture e gli venissero "mostrati gli strumenti" (!) spiegandogli dettagliatamente come li avrebbero usati su di lui e cosa gli sarebbe successo il giorno dopo.



Galileo era accusato di aver contraddetto le Sacre Scritture, cosa che non era affatto uno scherzo, a quei tempi.



Le torture non avevano un termine stabilito, andavano avanti "ad libitum" dell'inquisitore, per giorni, settimane, mesi (chi vuole può consultare i documenti a Triora, il paese delle streghe in provincia di Imperia).

Se uno all'inizio resisteva alle torture, questo non provava la sua innocenza, bensì provava che il diavolo che operava in lui era molto forte, bisognava pertanto aumentare le torture perchè alla fine il demonio si scocciasse e si decidesse a lasciare quel corpo ormai inservibile.

Infine ti condannavano al rogo, su cui ti facevano salire vestito di un saio imbevuto di pece, così il fuoco si attaccava meglio alle tue carni scavandovi veri e propri crateri.



Queste erano cose che ai tempi di Galileo non si immaginavano, si VEDEVANO (le esecuzioni erano pubbliche).



A Giordano Bruno fu applicata la "mordacchia", una specie di crudele morso di ferro che gli impediva di parlare, non perchè non volevano sentire le sue urla di dolore (quelle gli piacevano), ma perchè lui li insultava ferocemente e l'ha fatto finchè ha potuto (davvero un grande, ma che fine orrenda ha fatto!).



Galileo non era un rivoluzionario come Giordano Bruno, era uno scienziato, non aveva intenzione di ribellarsi al potere della Chiesa, semplicemente lui "sapeva" che la Terra gira attorno al sole e certo deve essere stato terribile per lui rinnegare le sue conoscenze, ma la società del suo tempo non le voleva, le sue conoscenze, non sapeva che farsene (anzi molti non ci credevano affatto), nessuno lo avrebbe difeso.

A cosa sarebbe servito farsi torturare a morte (che è molto diverso da morire, secondo me) se tanto poi le sue idee sarebbero state comunque condannate e proibite?



Non so se qualcuno di voi ha mai visto un museo degli strumenti di tortura.

Io sì, a Milano, alla Pusterla, vicino a Sant'Ambrogio (e mi è bastato!).

Vi assicuro, nessuno può resistere.



Galileo ha fatto benissimo a evitarsi simili, inutili sofferenze.

Sono i suoi aguzzini che devono essere dispezzati.



Come dice Bertold Brecth nella sua opera teatrale intitolata, appunto, "Galileo Galilei": "Povero quel paese che ha bisogno di eroi!"
Diana cacciatrice
2007-11-10 17:38:03 UTC
Non è possibile per noi, oggi, capire la portata di un'istituzione come quella inquisitoria. Il terrore ed il dolore fisico sono immediati, devastanti, umiliano e demoliscono la persona. Io avrei abiurato: non mi ritengo così forte da sopportare torture come queste (vedi link).

Ti saluto.
anonymous
2007-11-11 15:15:08 UTC
sì!!...la terra gira comunque...
Grianne
2007-11-10 20:42:46 UTC
se si crede fermamente in qualcosa o lo si porta avanti con convinzione oppure si aspetta che la verità, come dici tu, venga fuori, perchè la verità viene sempre fuori alla fine.

Probabilmente avrei abiurato, perchè avrei scelto di vivere per continuare in segreto la mia opera...

penso sia stato un atto di codardia, un atto di coraggio sarebbe stato quello di rimanere fermo in ciò che credeva con assoluta convinzione.
anonymous
2007-11-10 17:29:36 UTC
Secondo me è stato l'istinto di sopravvivenza del Galilei a farlo abiurare, perchè in caso contrario sarebbero stati cavoli amari...
anonymous
2007-11-10 17:29:28 UTC
Mi sembra giusto, in un momento del genere, salvarsi il culò...avrei sicuramente abiurato...in fondo Galilei ha dichiarato di rinunciare a quelle teorie, ma tutti, inquisizione compresa, sapevano che il suo pensiero non sarebbe mutato...piuttosto va considerata la contingenza e la stupidità dell'atto di giordano bruno...i calcoli e le scoperte di galileo erano palesi come la luce del sole...non doveva dimostrare niente a nessuno e probabilmente sapeva che si trattava solo di aspettare...
Surymae Rossweisse
2007-11-10 17:42:07 UTC
Io penso che sia un atto di codardia bello e buono! Poteva anche avere paura della morte, è comprensibile, ma a mio parere avrebbe dovuto sostenere la sua tesi a tutti i costi, anche se sarebbe dovuto morire per questo... In fondo sapeva benissimo che rischi correva.... insomma, io non penso mi sarei comportata così....


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