Nella ricerca artistica chiarezza ed unità non sono assolutamente stati gli unici approcci, criteri o procedimenti metodologici applicati sia nel creare arte che nello studiarla e interpretarla... Molto spesso le correnti che subordinavano la ricerca a canoni estremamente rigorosi e fondati, appunto, sulla proporzione, la scansione ritmica e il metro modulare secondo precisi e ineludibili calcoli, sulla chiarezza e l'armonia (basti pensare alle linee teoriche del Rinascimento) sono stati immediatamente contestati o, comunque, manipolati dall'interno da successive correnti insofferenti di tale rigore formale o mentale e tendenti alla disgregazione, allo squilibrio, alla reazione che suscita disordine e sconvolgimenti... ad esempio, i primissimi manieristi toscani (Pontormo e Rosso) che, dall'interno del Rinascimento, ne disintegrano le regole canoniche, non rispettando più i principi di simmetria e di scansione spaziale, ma creando spazi asimmetrici e talvolta prospetticamente errati ed assurdi ed introducendo un'infinita serie di possibili interpretazioni dell'opera!
Non da meno sono il movimento dada ed il surrealismo nell'arte contemporanea, assolutamente ostili al contenuto chiaro ed armonioso e alla facile comprensione e propensi all'espressione slegata ed illogica delle pulsazioni inconsce e del libero fluire di visioni e simboli, messi su tela (o su carta, e parlo dei poeti) così come avvertiti e "sentiti" irrazionalmente, quindi prima che cominciasse il processo di assimilazione intellettiva e di comprensione logica...
La ricerca della chiarezza rassicura, tranquillizza, fornisce all'uomo un rifugio sicuro nel quale riconoscersi e ritrovarsi... offre un interrogativo comprensibile e fruibile attraverso i meccanismi del "logos" e della percezione mentale filtrata! Codifica e sottopone a norme un processo inventivo, elargendone il prodotto all'uomo che ne può disporre funzionalmente o godere esteticamente e limitarsi ad un semplice giudizio positivo o negativo!
La ricerca del caos spiazza e destabilizza... e comunque non è assolutamente esente, a sua volta, da regole molto precise e da metodi rigorosi, sia chiaro! Viene semplicemente capovolta la visuale: la regola non è più l'ordine, ma il disordine... non più l'equilibrio, ma la scomposizione... non più l'eufonia, ma la cacofonia...
Un lavoro teorico forse ancora più arduo e parossistico soggiace spesso alla "metrica del caos", come nelle pitture degli artisti delle correnti citate, dei poeti surrealisti e simbolisti (che rompono con le regole della metrica tradizionale, inventandone un'altra, di matrice percettiva e puramente verbale o fonetica), dei musicisti contemporanei dediti alla sperimentazione "caotica", dei filosofi scettici come Cioran che violentano il "logos" tradizionale e aprono la porta agli infiniti rivoli della casualità...
Per sconfiggere la regola ce ne vuole un'altra, uguale e contraria...
Ma la ricerca del caos apre la percezione ad una serie sterminata di possibili interpretazioni e di traiettorie soggettive, educa all'angoscia e all'inquietudine e forse, contemporaneamente, tenta di esorcizzarle, sbattendocele in faccia!
Le città? L'urbanistica - come in parte l'architettura - contrariamente alle altre arti, si caratterizza per la esigenza di funzionalità e di servizio sociale.. offre un servizio alla comunità, deve essere vissuta contemporaneamente dall'interno e per l'esterno! Proprio questa estrema necessità di adeguarsi a tali canoni spiega il perché si ricerchino regolarità, chiarezza e logicità nell'approntare progetti urbanistici: ogni settore deve avere una funzione, i collegamenti vanno razionalizzati e resi il più possibile fruibili e chiaramente riconoscibili agli utenti, i palazzi devono servire la comunità secondo criteri funzionali ed essere agevoli, comodi e "necessari", anche a costo di essere slegati da un'estetica condivisa...
Il "caos" in urbanistica non ha motivo di essere, almeno a mio parere.. e comunque, se non vengono apportare modifiche valide e funzionali, finisce con l'essere creato dalle superfetazioni millennarie di città antiche, dalle stratificazioni plurisecolari di impianti urbanistici antichi, medievali, rinascimentali, barocchi, neoclassici, moderni, razionalisti, etc. etc. etc.. Le metropoli sono caotiche anche per questo, non soltanto per il gran numero delle persone che le affollano... Sembrano formicai cubisti oppure costruzioni astratte e propongono una miriade di contraddizioni spaziali e percettive