Domanda:
Racconti di vampiri..?
Alessandra
2007-05-01 08:18:09 UTC
Mi raccontate una storia che parli di vampiri..?
Presa da un libro che avete letto, inventata o come volete...
Dieci risposte:
INFINITO
2007-05-07 07:14:07 UTC
si però nn è una storia è la mia vita
StranoMaVero
2007-05-07 06:30:43 UTC
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La vide diventare pallida, bianca come un fiore, ma lei continuava a graffiare il suo petto, mentre si contorceva sopra di lui. Sean la guardava con gli occhi annebbiati di piacere. Questa creatura misteriosa...

... era entrata nella sua vita da poco più di un paio d'ore.



La notte era afosa, calda in modo anormale e cercare di dormire era perfettamente inutile.

Quasi senza rendersene conto si era ritrovato a passeggiare lungo la via principale, affollata in modo innaturale per quell'ora... incredibile quante persone avessero avuto la sua stessa idea... Decise di cercare un po' di solitudine…il posto più adatto che gli venne in mente era il vecchio cimitero, e fu li che andò.

Si trattava di un posto deserto, da qualche tempo ormai i nuovi defunti non venivano seppelliti più lì per evitare che accadessero altri incidenti.



Nell'ultimo mese in particolare il giornale locale aveva dedicato la prima pagina quasi ogni giorno a misteriosi casi di sparizioni di persone che l'ultima volta erano state viste nei pressi del cimitero vecchio. E da lì costruirci su una storia folle di morti che si risvegliavano per trovare qualcuno da trascinare con sé sotto terra era fin troppo facile, troppo.

Il cancello in ferro battuto si presentava ancora imponente nonostante l'impietoso lavoro della ruggine, il cui colore ben si abbinava con le fiamme rosse che si levavano dai due candelabri ai suoi lati.

Era aperto, nessuno si prendeva più la briga di chiuderlo da anni ormai.



Sean era tipo da ridersela di qualsiasi superstizione o psicosi collettiva…niente gli impedì di sedersia fumare una sigaretta con la schiena appoggiata alle spalle di una lapide meravigliosamente fresca.

... e fu lì che comparve...

Gli si parò davanti all'improvviso, così vicina da poterla vedere solo fino alle ginocchia. Lì dove terminava la sua vestaglia di seta bianca.

Prima che Sean potesse aprire gli occhi per vederla gli si era gia seduta accanto e gli aveva rubato la sigaretta dalle mani.



Ispirò a fondo, la spense per terra e si girò verso di lui con un sorriso dolce e inquietante allo stesso tempo.

"Questa roba ti ucciderà"

Sean ricambiò il sorriso dopo un breve istante di perplessità.

"Meglio così"

"Attento a quello che desideri"



La luna bruciava bassa nel cielo, quasi se anche lei stesse grondando di sudore. L'aria era calda, umida da togliere il respiro, seducente nel rallentare i battiti.

Fu lei a prendere l'iniziativa. Solo poche altre battute convenevoli prima di sedersi sopra di lui cingendogli la vita con le ginocchia.

La vide diventare pallida, bianca come un fiore, ma lei continuava a graffiare il suo petto, mentre si contorceva sopra di lui. Sean la guardava con gli occhi annebbiati di piacere. Questa creatura misteriosa...



Fu buio totale quando riaprì gli occhi.

Ricordare quello che era successo e guardarsi intorno cercando lei furono una cosa sola.

Ma non la vide.

E non vide nemmeno la luna che nell'ultimo fotogramma dei suoi ricordi cercava con fatica di farsi strada al di là dell'afa di quella notte.



Nell'alzarsi lentamente urtò una superficie dura a pochi centimetri dal suo volto. Ne cercò la fine con le mani ma non la trovò. Finì anzi per scoprire che si congiungeva ad altri due pannelli verticali accanto al suo corpo sdraiato,uno alla sua destra e uno alla sua sinistra.

Ma erano morbidi, come ricoperti di velluto. Come in... come in una...



Solo lo stupore teneva ancora il terrore ingabbiato da qualche parte dentro di lui. Almeno fin quando nel divincolarsi non si accorse di qualcosa sopra il suo corpo. Qualcosa che muovendosi assieme a lui produceva un rumore sordo, cavo, come di... ossa.

Il sangue prese d'improvviso a scorrergli più veloce nelle vene. Arrivò al viso facendogli bruciare gli occhi di terrore, mentre il respiro diventava faticoso, sempre di più, sempre di più ma con penosa lentezza.

Tentò un'ultima volta di aprire il coperchio, ma non riuscì, sentiva le mani trattenute da qualcosa di morbido e liscio, liscio come seta.



Un paio di giorni dopo il giornale locale pubblicò l'ennesima storia di morti che resuscitavano per trovare qualcuno da portare sotto terra con sé.





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Sendy
2007-05-01 14:19:22 UTC
Eccoti accontentata:



Il cielo si illuminò di luce....nell oscuro cielo notturno apparve un lampo,improvviso,come una fiammata.....

un tuono dalla sinistra forma di croce.

Eric alzò gli occhi,strinse la pistola tra le dita,e affrettò il passo....quella era una cosa che andava fatta subito....



Bastava alzare di poco lo sguardo,e si poteva vedere una chiesa,nell'oscurità della notte quella costruzione sembrava brillare di luce propria.....

venne percorso da un tremito lungo la schiena,e il suo cuore iniziò a battere all'impazzata,si stava avvicinando a qualcosa di troppo grande.....

Prese tra le mani uno degli enormi battenti in ottone,lo tirò a se,e il portone si aprì.....nella chiesa era accesa una sola candela sull'altare,illuminava debolmente il pesante crocifisso di legno,che tante volte aveva visto da bambino......ma osservando più chiaramente si poteva vedere una forma inumana artigliata al sacro simbolo......

-Chi siete?- la voce rieccheggiò per la sala,debole,come un rantolo,ma al contempo potente,seguita da dei farfugliamenti incomprensibili....si sentivano ogni tanto uscire dalla bocca dell essere nomi di esseri sinistri,demoni mitici.....

-Amon.....Asmodee.....Luciferoooo-Eric non si trattenne più e tiròà fuori il crocefisso -orrida bestia va de retro,come hai osato profanare questo sacro luogo?-La bestia tremò.....il crocifisso nella mano di Eric si scaldò....divenne incandescente,e venne lanciato da qualche forza invisibile verso la creatura......

L'essere scese dal crocefisso....e si mostrò alla luce della lampada ad olio dell'uomo.....sembrava una persona normale quasi di bell'aspetto,con grandi occhi azzurri e capelli nero corvino,ma da dietro la schiena uscivano ampie ali nere,dalla bocca scendevano rivoli di sangue,si vedevano i canini uscire dalla bocca profana.......

Eric prese una bottiglia,la lanciò contro quella creatura che si sarebbe potuta definire.....vampiro.....l'essere prese la bottiglia,e la ruppe tra le mani,sporche dell'innocente sangue di migliaia di fanciulle......

L'acqua santa colò sul corpo ammantato della creatura,lasciando terribili bruciature,ma il vampiro non ci badò.....iniziò ad avanzare verso Eric.....con innaturale velocità,l'uomo indietreggiò,lui non voleva.....ma le sue gambe si muovevano da sole.....si girò,e iniziò a correre verso la sola via di fuga,il portone d'ebano.....



In mano aveva la pistola,non l'aveva mai lasciata,era caricata con una pallottola santificata al vaticano......



provò ad aprire la porta,era bloccata...dietro di se sentiva la presenza maligna......respirava affannosamente.....e in un istante era dietro di lui.....Eric sentiva tutte le vene del collo pulsare....incessantemente....strinse le mani....e la pistola cadde....provò a raccoglierla,ma sentì le mani dell'essere aggrapparsi al suo collo.....stringerlo....e poi lo sentì,la bocca dell'essere....che leccava avidamente la ferita provocata dai suoi demoniaci canini.....e succhiava....Eric riuscì debolmente a girare la testa,e li vide....vide gli occhi del vampiro,completamente bianchi,rovesciati in preda ad un eccitazione mostruosa.......

Poi nulla.......



Si svegliò,fuori dalla chiesa....il collo gli faceva male...lo toccò....bagnato....si guardò la mano,piena di sangue.....

-m.....mi...mi h..ha...ha risparm...miato?-ma sentì qualcosa dentro di se che lo fece rabbrividire....sentiva un odore di sangue,ma lo voleva....voleva sentirlo....sempre di più.....si guardò la mano,e la leccò.....iniziò a leccare il suo stesso sangue...così come ne avrebbe bevuto altro in futuro.....sussurrò.....-AH......sssssììììì........-

La brama di sangue lo pervase,fino al lato più profondo del suo essere.....

Ti piace l'ho scritto io!!!! ^^

Spero ti sia piaciuto!!!!
>r€@l*girl<
2007-05-01 09:12:52 UTC
ti accontento io ho un libro su le storie paurose e una di esse parla di vampiri!





La notte scese, bagnando la terra delle sue lacrime nere. L’uomo guardava per la dodicesima volta dalla sua finestra la donna della casa accanto, che suonava come sempre la sua arpa. I capelli rosso cupo le cadevano sopra il viso bianco di porcellana e le sue dita lunghe giocavano con le corde, creando una triste melodia. Ah… l’uomo sospirò, ascoltando quei suoni divini che accarezzavano i suoi sensi. Appoggiato sulla sua finestra si annegava nella nuova storia melodiosa che la sua musa faceva nascere dalle sue dita.

“Triste,” sussurrò lui… “ Perché sei così triste?”

Era la dodicesima notte in cui la vedeva e il desiderio di parlarle cresceva dentro di lui. Come sempre, lei finiva il suo concerto a mezzanotte e poi andava via, perdendosi nella profondità del buio. Avrebbe voluto fermarla per rimanere un altro po’ accanto all’arpa, solo per il suo desiderio. La mente di un uomo può inibirsi qualche volta, senza più sorprendere il ponte che divide la realtà dal sogno. L’uomo soffrì proprio questo blocco. I suoi passi si affrettavano a salire la cancellata che separava le due case e si avvicinò alla finestra che si aprì, come un quadro di Monet, davanti ai suoi occhi. Lei abbracciava l’arpa, più affamata delle sue note, come se tutta la sua passione si disperdesse attraverso quelle canzone. E lui… la sentiva…sì…sentiva la sua passione ardente…

“Perché sei così triste?” sussurrò lui un’altra volta.

Lei si fermò… Il silenzio gelò entrambi, facendoli sembrare due statue senza vita…lui nascosto dietro la finestra…e lei dietro l’arpa. Lo sguardo della donna era accigliato, cercando di trafiggere il buio fuori, per vedere l’intruso. L’uomo era spaventato, perso in mille pensieri.

“Oh, Dio! Sa che sono qui…Che le dico? Sono uno scemo…Mi piace come suona! Sì… questo le dico… No! Che stronzata! Hmm! La sua tristezza mi ha toccato e mi ha fatto venire fin qui. No! Che idiota sono… ma… questa è la verità.”

Una lunga risata interruppe quel silenzio pesante e l’uomo smise di pensare. Era la sua risata,

“So che sei alla finestra, intruso. Sarebbe più cortese bussare alla porta…” disse lei. Pochi secondi si dissiparono nell’aria, quando si sentì bussare alla porta.

“Entra!” ordinò lei. La porta si aprì e l’uomo entrò con un sguardo confuso…

“Siediti e ascolta la mia musica perché questa sarà l’ultima cosa che sentirai,” sorrise lei diabolicamente.

Lui cadde sulla sedia, spaventato, e lei iniziò di nuovo suonare l’arpa, ma questa volta suonava una canzone veloce e ricca di note allegre, che terminò in La maggiore, un dolce La che svanì nel vuoto della stanza. La donna si alzò e con passi rapidi si avvicinò a lui, ma l’uomo, confuso, la fermo con una domanda:

“Perché adesso hai suonato una melodia allegra?”

Lei si fermò, cercando una risposta, ma non la trovò… Era delusa…Tutti i suoi pensieri oscuri volarono via e non rimasse che il suo sguardo fisso su quel volto innocente. Un indugio interruppe la sua bramosia di sangue, accontentandosi solo con un sorriso freddo…

“Vieni anche domani notte!” gli disse lei. ”Adesso io devo andarmene.”





* * *





La seconda notte l’uomo era di nuovo là, così anche la terza, la quarta…la decima. Le notti trascorrevano piacevolmente…lei suonava per lui, lui la baciava…lei lo toccava…lui l’abbracciava… lei l’illudeva… lui non la lasciava… finché lei lo amò… finché lui la amò. Avevano passato tante notti insieme e lei adesso lo osservava mentre dormiva, sfinito nel letto - un angelo senza ali, un mortale… ma lo amava e si chiedeva:

“Come può un demone amare un angelo?”

“Sono domande senza risposta, sorella,” apostrofò la voce di un uomo che si nascondeva nel buio.

Ma lei sapeva chi era - un demone come lei, un vampiro che si ubriacava con l’elisir chiamato sangue.

“Perché sei venuto qui, fratello?” sussurrò lei per non svegliare il suo amante. “Sono passate tante notti da quando ti sei allontanata dal nostro branco. Ti abbiamo vista tutti in compagnia di questo mortale…”

“Non ho sbagliato niente.” incalzò lei.

“No, cara sorella. Non ti accusiamo di niente. L’amore è una cosa meravigliosa. Anche noi l’abbiamo sentito percorrere le nostre anime dannate…”

“Allora che vuoi, fratello?”

“Tutti abbiamo letto nell’anima di questo mortale. Lui ti ama..”

“Lo so…” si rivolse lei.

“Sì, ma abbiamo visto in lui una luce bellissima che è difficile trovare tra i mortali. Lui potrebbe essere un vampiro stupendo.”

“No! Mai,” si rivoltò lei.” Non lo butterei mai in questo incubo. Lui è un angelo. Non gli ruberei mai la sua luce divina.”

“Noi non sopportiamo la tua lontananza, sorella. Trasformalo in vampiro e torna da noi insieme a lui.”

“Mai…”

“Tu lo ami, lui ti ama…il vostro amore sarà eterno.”

“Sarà soltanto un amore dannato. Non posso tarpare le sue ali.

“Se tu non lo farai, la faremo noi per il tuo bene.”

“Non avete il diritto di scegliere per me.”

“Oh, sì, sorella! Sì che abbiamo. In futuro ci ringrazierai. Rifletti fino a domani notte. Se non lo farai tu, lo faremo noi.”

E il vampiro sparì nel freddo della notte. La donna si sedette accanto all’arpa, lacerata dal dolore. Lanciò un ultimo sguardo all’angelo che dormiva e iniziò di nuovo a suonare dal profondo del suo cuore. I suoni si dispersero nell’aria per essere uditi dall’angelo mortale che si svegliò con un sorriso sulle labbra. Si alzò dal letto e si avvicinò a lei, mettendo le sue mani calde sulla sua pelle di ghiaccio. Due lacrime di sangue colarono sulle sue guance pallide, ma non osò a voltare lo sguardo. Continuò a suonare più sconsolata, più melanconia, più nostalgica…una canzone che riusciva sfiorare la luna e le stelle. E lui…sì, lui…si abbassò felice e le baciò il collo. Un caldo brivido d’amore le penetrò il corpo e lei smise di suonare. Alzò la suo mano brandendo nell’aria un coltello, che affondò nella carne di un essere. Lei rimase immobile come le altre volte, con il coltello sporco del suo sangue e lui in ginocchio, spaventato come la prima volta… La morte iniziava a regnare nel suo corpo.

“Perché l’hai fatto?” chiese lui emettendo l’ultimo sospiro.

“Per amore, angelo mio. Tu devi volare, non cadere…”
Mary
2017-03-10 05:19:27 UTC
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L'acne è una patologia infiammatoria del tessuto cutaneo, caratterizzata dall'infiammazione del follicolo pilifero e della ghiandola sebacea.
2017-02-07 23:23:13 UTC
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Molte persone soffrono di iperidrosi, ma non sanno che è un problema diffuso e sono in imbarazzo a parlarne con il medico. Eppure, e lo dico per esperienza personale, si tratta di un disturbo serio che spesso causa notevoli problemi, anche di natura psicologica, e rende difficili i rapporti sociali.
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2017-01-31 09:42:34 UTC
Se soffri di sciatica puoi eliminare facilmente il dolore con questa soluzione http://CurareLaSciatica.teres.info/?520F

Il termine "sciatica" definisce un dolore più o meno intenso che viaggia lungo il nervo sciatico e le sue diramazioni, ovvero a livello di schiena, gambe e glutei. Si parla correttamente di sciatalgia per indicare l'infiammazione dello stesso nervo.
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2014-11-15 21:00:35 UTC
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2007-05-01 08:32:28 UTC
Buona Lettura.....





Ombre. Respiri. Ansiti.



Sangue gocciava sul pavimento. Tristan si chinò sulla pozza rossa e vi immerse un dito, portandoselo poi alle labbra e assaporando il dolce miele della linfa.



Sangue umano, senza dubbio.



Si rialzò lento e aggraziato, fluttuando nel suo mantello nero come uno spettro, destando interesse nello sguardo del compagno che era con lui.



- E' di Pearl? - Domandò Simon, stringendo forte la balestra.



- Temo di sì. - Disse Tristan in un sussurro. - Mi dispiace. Arimah è arrivato prima di noi.



Simon inchiodò lo sguardo negli occhi glaciali del compagno. - E Alexia?



- Se conosco bene Arimah, la terrà in serbo per dopo... per quando gli arriveremo troppo vicini.



Un brivido s'impossessò di Simon, scuotendogli le ossa fino al midollo. La paura si fece improvvisamente soffocante.



Maledì il giorno in cui aveva deciso di dare la caccia ad Arimah e al suo ordine maledetto. Si guardò intorno e la casa gli parve ancor più oscura e fatiscente di quanto sembrava vista da fuori.



I1 Medioevo non aveva portato solo superstizione tra la gente, ma anche paura... e quella, come tante altre case di periferia ormai abbandonate perché ritenute stregate, abitate da spettri e mostri...era deserta da oltre un anno. Stregoneria... Simon la conosceva bene, ma non era certo quella tanto temuta dalla Santa Inquisizione...



La stregoneria, quella vera, era una scienza fatta di poteri tali da non poter neanche essere concepiti e i suoi praticanti... i veri padroni della magia, erano esseri appartenenti a una razza simile ma allo stesso tempo diversa dall'uomo, esseri come Tristan e Arimah... creature della notte, vampiri...



Simon alzò lo sguardo sulle scale che portavano al piano di sopra, poi lo spostò su Tristan e infine sulla notte al di là della finestra.



Voleva uscire di li, fuggire lontano da quella realtà e dal suo passato di morte e sangue... ma sapeva che era tardi ormai. I1 suo destino era scritto... se l'era scritto lui stesso la notte in cui aveva ucciso per la prima volta un vampiro. Erano passati cinque anni da allora e nella sua vita aveva combattuto a lungo per la propria sopravvivenza... riuscendo sempre a scamparla.



Poi, una notte di pioggia aveva incontrato Tristan...



Aveva capito subito che era un vampiro.



I1 volto pallido, gli occhi vitrei, il mantello nero in cui si nascondeva sgusciando tra le tenebre della notte inosservato... le labbra rosse assetate di sangue. . .



Simon si era preparato ad abbatterlo, quando qualcosa gli aveva imposto di fermarsi. Anzi, non qualcosa... qualcuno. Alexia.



L'aveva vista turbinare in un vortice di bruma tra lui e il vampiro, assumendo a poco a poco sembianze umane, avvolta da un alone di luce e tenebra che le sfioravano i lineamenti rendendola lucente come una piccola stella.



Simon allora aveva solo lontanamente sentito nominare gli Ekiminu, creature a meta tra spiriti e vampiri che si aggiravano inquieti di notte, rinchiusi nella loro non-vita da sepolture indegne.



Alexia era un Ekiminu e la sua vista aveva abbagliato Simon fin dal primo sguardo. Aveva abbassato la guardia e questo era bastato a Tristan per agire e avere il sopravvento su di lui. Lo aveva disarmato, lanciando lontano la sua balestra ma, con somma sorpresa del cacciatore di vampiri, non lo aveva ucciso .



Allora, per la prima volta da quando aveva iniziato la spietata caccia, Simon aveva compreso che non tutti i vampiri erano malvagi.



- Simon, dobbiamo andare. - Disse Tristan, destando l'uomo dai suoi ricordi. Alzò lo sguardo al vampiro e restò a fissarlo in silenzio.



- Come riesce ad avere il controllo su di lei? - Chiese il cacciatore. - Alexia è in grado di volatilizzarsi... come riesce Arimah a dominarla?



Tristan non rispose. Simon capì che gli stava nascondendo qualcosa. - Avanti!



Arimah non è come noi. - Rispose Tristan, mascherando la sua irrequietezza dietro un velo di apparente indifferenza. - E' un vampiro antico, più antico delle leggende che conosci. E' uno dei grandi antenati.



- Vuoi dire... uno degli Arcani Caduti?



Tristan annuì.



Simon percepì in un istante tutta la paura accumulata nei giorni precedenti. Aveva sempre saputo che Arimah non era come gli altri... ma questo!



Gli Arcani Caduti erano un'autentica leggenda nella leggenda... di cui pochi vampiri erano a conoscenza.



- Conosci la storia?



- Appena. - Mormorò Simon. - Parla di una battaglia in Paradiso...



- Angeli contro angeli rinnegati, che volevano per sé il diritto di supremazia sugli uomini, ritenuti inferiori perché più lontani di loro da Dio. L'arcangelo Gabriele guidava la rivolta ma fu sconfitto e precipitato sulla Terra assieme agli angeli sopravvissuti dallo stesso Dio, che li aveva ritenuti indegni del Paradiso. Sulla Terra gli angeli divennero mortali e pochi di loro si



abituarono alla vita terrestre. La maggior parte di essi morì dopo pochissimo tempo. Alcuni si integrarono tra gli uomini ma Gabriele... che voleva ad ogni costo tornare in Paradiso, compì l'atto più sacrilego che la storia ricordi... e che la vostra Inquisizione si è sempre assicurata di nascondere.



- Beve il proprio sangue. - Disse Simon, rammentando la parte di leggenda che ricordava meglio.



- Sì. - La voce di Tristan era un sussurro. - Ma non da solo. Con lui c'erano undici angeli... rimastigli fedeli. Ognuno di loro beve il proprio sangue e giurò vendetta contro Dio, rinnegandolo e vendendo l'anima a Lucifero... il padre di tutti gli angeli caduti. I dodici angeli segnarono il proprio destino e quello dei loro discendenti, diventando... qualcosa di diverso.



- Vampiri. - Bisbigliò Simon, che sentiva il bisogno di muoversi. - Arimah e uno di loro?



- Credo di sì. Quello che so su di lui mi induce a pensarlo.



- Andiamo allora. - Decretò il cacciatore, voltandosi verso le scale. - Sono passati di qua? Li senti?



Tristan annuì.



Simon si gettò su per i gradini di legno salendo di corsa fino al primo piano.



I1 legno scricchiolava sotto i suoi piedi ma egli sapeva bene che era inutile procedere in silenzio. Arimah sapeva esattamente dove si trovavano lui e Tristan. I sensi dei vampiri erano oltremodo sviluppati e se quello che stavano braccando era davvero un Arcano Caduto... allora era del tutto inutile ogni forma di indugio.



Balzò sul pianerottolo con la balestra spianata e la puntò nel buio davanti a lui. Tristan scivolò piano alle sue spalle voltandosi verso la parte opposta del corridoio.



- Da che parte?



- E' strano. - Tristan era confuso. - Sento due presenze diverse. Una è la scia di Arimah... l'altra non la riconosco.



- Alexia?



- No, lei è con Arimah. - Pearl?



Tristan e Simon si girarono per guardarsi.



Simon conosceva Pearl da undici anni. Insieme avevano cacciato e ucciso oltre cento vampiri e dopo aver conosciuto Tristan e Alexia si erano dedicati a una caccia mirata soprattutto a sgominare la parte malvagia della specie.



Pearl era più di un amico per lui... era un fratello, e l'incontro con Tristan e con gli altri vampiri buoni" aveva rafforzato ancor più quel legame, fornendo un obiettivo preciso alla loro caccia. Tristan, Alexia e gli altri vampiri della loro specie si nutrivano di sangue animale e solo in alcuni casi umano. Si facevano chiamare Moroi, non-morti, e la loro selva di caccia erano le carceri,



luoghi bui dove viveva un'accozzaglia di gente spietata che meritava la morte più di ogni altra cosa. I Moroi si nutrivano di questi uomini, decapitandoli in modo che non si potessero trasformare a loro volta in vampiri.



Simon non amava la razza di Tristan più di quella di Arimah. Sapeva che erano creature della notte, nate per uccidere... e la selettività dei Moroi andava se non altro apprezzata e rispettata da un uomo come Simon, che aveva consacrato la vita a dar loro la caccia.



Simon era un asso con la balestra ma Pearl era un cacciatore di vampiri formidabile. Sapeva percepire la presenza di una creatura notturna con il solo istinto, sapeva leggere le tracce meglio di lui ed era sempre in prima linea quando si trattava di braccare il nemico.



Stavolta però, il nemico si era rivelato troppo forte per lui. - Di qua. - Decise Tristan, spostandosi vero l'ala ovest.



Simon lo seguì con circospezione, coprendogli le spalle con la balestra. Nel buio e nel silenzio i loro passi sembravano scuotere l'aria stessa.







A Simon non piaceva quella dannata storia.



Arimah li aveva attirati in quella casa con l'inganno. Aveva saputo che stavano arrivando... e si era preparato ad accoglierli.



La scomparsa di Pearl, poi, era un evento che lo sconcertava. Cos'era accaduto?



Tristan raggiunse la porta in fondo al corridoio e la spalancò con un calcio. A1 di là, disteso sul pavimento in un bagno di sangue, giaceva Pearl.



Si teneva il collo insanguinato con una mano e i suoi occhi erano vitrei. - Pearl!



Simon si fiondò all'interno e si chinò sull'amico.



Era vivo, ma il suo sguardo sembrava perso nel vuoto. - Pearl, mi senti?



L'uomo tornò alla realtà e lo fissò con gli occhi sgranati. - Io... - mormorò, - mi sto trasformando...



Simon rabbrividì.



Era chiaro, lo aveva capito subito, ma per qualche strana ragione aveva sperato che non fosse così. Pearl indossava un mantello grigio sopra un paio di calzoni verdi, pesanti stivali e una camicia avana scurita dal sangue.



La balestra era adagiata accanto alla parete.



- Ti stai trasformando... - ripete Simon, fissando l'amico con la morte nel cuore. - Com'è successo? Come ha fatto... Arimah?



- Sai come sono i vampiri... - bisbigliò l'uomo, fremendo per il dolore, - non li



vedi, non li senti... fin quando non ti sono addosso.



- Ma tu... li hai sempre sentiti in tempo.



- Non stavolta. Arimah è... più forte.



Simon guardò di nuovo la balestra appoggiata al muro. Nessuna freccia era inserita. - Alexia? - L'ha portata via con sé. Lei è... è come succube di Arimah. Lo segue senza fiatare, senza reagire.



- Dove sono andati?



Pearl si contrasse in una smorfia di dolore.



- Sono qui, da qualche parte. Ce la farai... senza di me? Simon annuì.



- Tristan mi aiuterà.







I1 vampiro avanzò verso Pearl e nei suoi occhi Simon lesse una sete malcelata di sangue. Tristan ebbe un fremito... la vista del dolce liquido rosso lo eccitava e dentro di lui qualcosa si torse, reclamando il tributo che gli spettava. Tristan ricacciò in fondo a sé stesso quel richiamo affamato e si voltò, uscendo in fretta dalla stanza.



- Trovali. - Disse Pearl, ansimando. - Forse sei in tempo per salvare Alexia. - Tu verrai con noi. - Sentenziò Simon porgendogli la mano.



- Scherzi? Hai visto Tristan come mi guarda? Mi salterà addosso appena ne avrà occasione. No, lasciatemi qui...



Simon lo fissò con attenzione.



- Non posso farlo. Pearl sgranò gli occhi. - Che stai dicendo?



Se non uccidiamo Arimah prima dell'alba, ti trasformerai. Non manca molto al sorgere del sole e se noi falliremo... tu diventerai un vampiro. E non posso permettere che accada. Perciò... - gli puntò la balestra contro il petto, se non vieni con noi, sarò costretto a ucciderti.



Pearl fissò il compagno con trepidazione.



- Non ti fidi di me?



- Non mi fido di nessuno. - Di Tristan ti fidi.



- Non mi fido di nessuno. - Ripeté Simon, deciso.



Pearl annuì e puntò i gomiti a terra, cercando di sollevarsi.



- Aspetta. - Simon tirò fuori da una tasca dello scuro mantello un fiammifero e lo accese grattandolo contro il pavimento. - Fammi vedere il morso.



Pearl rabbrividì.



- Non vorrai...



- Sai che devo farlo. Se lo cicatrizzo, il veleno di Arimah agirà più lentamente. Avanti!



Pearl deglutì e si scoprì il collo.







La ferita era a dir poco devastante. Arimah non si era limitato a mordere il collo, aveva letteralmente staccato un pezzo di pelle alla sua vittima e la carne viva ora brillava sotto il bagliore della fiammella.



- Mordi questo. - Simon porse un fazzoletto a Pearl e lui se lo mise in bocca. Quando la fiamma venne a contatto con la ferita, Pearl si contrasse in uno spasmo atroce e i denti soffocarono nel fazzoletto le sue grida di dolore.



Alexia fluttuava a un passo da Arimah ammantata nel suo velo d'ombra. Aveva profondi occhi di tenebra, scuri più della notte stessa, e lunghi capelli corvini che ondeggiavano sotto la carezza dei raggi d'argento della luna.



Arimah spalancò la finestra della piccola stanza e disse: - Fuori.



Alexia sentì una morsa spaventosa alla gola e la volontà del vampiro la spinse verso il davanzale. Arimah saltò nel vuoto e lei fu letteralmente trascinata giù a forza, sfiorando la parete esterna della casa con il corpo fino a ritrovarsi senza rendersene conto tra le braccia possenti del suo soggiogatore.



Arimah sorrise da sotto la chioma di capelli dorati e gli occhi di ghiaccio brillarono così intensamente da accecarla.



Alexia gemette e sentì la pressione psichica del vampiro schiacciarle la mente indebolita per lo sforzo di contenere quella sinistra minaccia...



Era la terza volta che Arimah cercava di leggerle nella mente e stavolta c'era andato vicinissimo.



Alexia non poteva continuare a resistergli per sempre.



- Lasciami! - Urlò, sottraendosi all'abbraccio del vampiro.



Si scostò da lui combattuta tra la paura e l'odio e restò a fissarlo senza più fiatare.



Arimah sorrise e si voltò verso la prateria che si estendeva dalla casa fino al precipizio a picco sulla scogliera.







La notte andava lentamente rischiarando e il cielo plumbeo aveva iniziato a piangere lacrime di pioggia sul mondo.



- Vieni. - Sussurrò il vampiro, voltandosi verso di lei. - Abbiamo poco tempo. Contro la propria volontà, Alexia seguì Arimah verso il precipizio.



Simon spalancò l'uscio e il gelo dell'inverno gli sferzò il viso.



Un vento freddo soffiava attraverso la finestra aperta e una pioggerella incessante batteva contro le assi del pavimento preannunciando l'arrivo di un'imminente tempesta. Tristan lo superò e si affacciò oltre, lanciando il suo sguardo al di là della notte.



- Eccoli! - Indicò due figure che si allontanavano nella prateria.



- Vanno verso il precipizio. - Osservo Simon. - Che cosa vuole fare?



- Arimah ha un piano ben preciso in mente, ne sono sicuro. - Tristan aveva la voce calma ma i suoi occhi tradivano una preoccupazione latente. - Ma non riesco a capire quale...



- Vuole uccidere te, Tristan. - Disse Pearl, dietro di loro. I due si voltarono a fissarlo.



- Cosa?- Simon non capiva. - Perché?



Pearl guardò Tristan e sorrise in modo sinistro.



- Perché non ci racconti la tua storia? - Esordì il cacciatore massaggiandosi il collo che Simon gli aveva fasciato. - Conosciamo tutti la leggenda di Gabriele e degli Arcani Caduti. Prima di mordermi Arimah mi ha parlato... mi ha detto di essere uno di loro e ha aggiunto...che anche tu lo sei.



Simon girò la testa verso il vampiro e percepì nel suo sguardo qualcosa di più di una semplice paura. C'era disperazione...



- Da secoli io e lui siamo in lotta... - spiegò il vampiro, lanciando uno sguardo ai due fuggitivi ormai lontani, - Moroi contro Figli di Li7ith.



- Lilith? - Simon era perplesso.



- La Dea di tutti i vampiri, che fu moglie per Lucifero e madre per Gabriele, per me e per tutti gli Arcani Caduti.



- Tu hai rinnegato il sangue del tuo sangue. - Mormorò Pearl, con voce malferma. - Arimah non ti ha mai perdonato per questo. Siete in lotta per volontà di Lilith e Lucifero che vogliono lavare l'onta del tuo tradimento con il sangue. Arimah non è l'unico degli Arcani Caduti a cercarti. Tutti loro sono sulle tue tracce, compreso lo stesso Gabriele. Arimah è soltanto l'unico ad averti trovato. Non eravamo noi a dargli la caccia... come ci hai sempre fatto credere. No... noi lo cercavamo solo per anticipare le sue mosse...prima che ti raggiungesse.



Tristan annuì senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte.



- Ho rinnegato il mio sangue, è vero... perché questa vita non mi appartiene... appartiene a voi umani. I1 mio posto è altrove, in quella



dimensione che voi chiamate Paradiso, collocata su un piano diverso, parallelo a questo ma spiritualmente più elevato...



- Va bene, ma Alexia? - Simon voleva capire.



- Arimah sa quanto io sia legato a lei. Sa che mi attirerà in trappola. - Quale trappola?



Tristan accennò con il capo all'orizzonte.



- Sta facendo giorno. Tra poco meno di un'ora sorgerà il sole. Arimah spera



di attirarmi in un punto lontano da ogni riparo in modo che la luce mi uccida...dev'essere questo che ha in mente. Non vedo alternative.



- E lui? Anche lui subirà la tua stessa sorte?



Tristan guardò il cacciatore.



- E' questo che non capisco. Arimah deve aver escogitato un piano di fuga., ma non so quale possa essere.



Pearl gli si mise di fianco e guardò giù.



- Bene, perché non ci fai scendere da qui, ora?



Arimah se ne stava sul bordo del precipizio assaporando il vento freddo del mattino con gli occhi chiusi e tutti gli altri sensi all'erta.







Sentiva il profumo di Alexia penetrargli nelle narici, un pungente odore di rosa selvatica che in parte lo disgustava e in parte lo estasiava.







I1 vento gli portò l'odore quasi impercettibile di Tristan e quello più acre degli umani. Stavano arrivando...



Riaprì gli occhi e si ritrovò a fissare Alexia nelle profondità dei suoi neri occhi di abisso.



- Tra poco il tuo amato Tristan sarà soltanto polvere. - Mormorò, gelido. Alexia lo fissò con astio intenso e si girò verso la prateria.



- Li sento. - Bisbigliò. - Tra poco saranno qui. Non li fermerai. Arimah scoppio in una risata beffarda.



Nei suoi occhi non v'era la più piccola traccia di paura. I1 piano che aveva escogitato era semplice... e non avrebbe potuto fallire.



- Arimah!







Dal buio della prateria emerse Tristan, il passo sicuro, lo sguardo fermo puntato in direzione dell'eterno nemico... deciso più che mai a concludere la loro battaglia una volta per tutte.



Si fermò a meno di sei metri da lui e Alexia.



Simon e Pearl impugnarono le balestre e si allargarono sull'erba umida della prateria alle sue spalle.



- Lascia andare Alexia! - Tuonò il Moroi. - Sfoga la tua vendetta su di me!



Arimah sorrise e la sua mente staccò la presa sulla volontà della vampira. Lei si allontanò da lui fluttuando e si diresse verso Tristan.



Simon li osservò mentre si abbracciavano caldamente e spostò la sua attenzione su Pearl.



Aveva uno sguardo sinistro e si massaggiava il collo sempre più forte.



Simon aveva cercato di convincersi del contrario, ma non c'era niente da fare. Guardò la balestra che il compagno stringeva tra le mani tremanti e ripensò a quando l'aveva vista appoggiata alla parete poco tempo prima, quando aveva trovato Pearl disteso in un lago di sangue.



Se il cacciatore si era scontrato con Arimah doveva averla usata o almeno caricata... ma il dardo di legno non era neanche inserito, segno che non c'era stato nessun accenno di lotta. I1 fatto che poi fosse stata accortamente appoggiata al muro stava a segnalare che Pearl doveva avercela messa prima di essere morso, poiché non avrebbe avuto senso il contrario, contando che era in fin di vita.



- Pearl!



L'amico si voltò a guardare Simon con gli occhi stralunati.



- Che cosa ti ha promesso? - Sbottò, puntandogli contro l'arma. L'immortalità? La vita eterna? Che cosa?



Pearl non rispose.



Alzò di scatto la balestra e la corda scattò all'improvviso. Simon mirò alla testa e tirò il grilletto.



Grida di agonia riecheggiarono per la prateria, raggiungendo il mare aperto e



rimbalzando sugli scogli sottostanti, ritornando dal precipizio sotto forma di ululati.



La testa di Pearl giaceva trafitta tra l'erba e il fango, sotto una pioggia battente che sembrava voler impedire alla luce del giorno di nascere.



Arimah stava ridendo e nelle sue risa c'era l'eco beffarda della vittoria. Simon non poteva crederci.



Aveva sbagliato tutto, tutti i calcoli...



Sul prato, agonizzante, Tristan si stringeva il petto squarciato dal dardo che Pearl gli aveva sparato nella schiena e che lo aveva passato da parte a parte, spaccandogli il cuore.



I1 cacciatore non aveva mirato a Simon, ma al vampiro... comandato dalla volontà di Arimah, o più semplicemente seguendo gli ordini che gli erano stati impartiti in cambio dell'immortalità.



Alexia era china sul corpo di Tristan, sostenendolo con il suo manto di ombre, sfiorandogli le labbra con le sue tra calde lacrime d'amore...



Tristan bisbigliò qualcosa all'Ekiminu, poi ebbe una contrazione e un attimo dopo si afflosciò, giacendo immobile nel fango.



La pioggia precipitò sul suo corpo liquefacendo come per magia la pelle e la carne, che vennero assorbite dal terreno in mezzo a un fiume di sangue, scomparendo del tutto agli occhi dei presenti.



Simon si ritrovò a fissare il mantello vuoto del vampiro.



- Potete andarvene se volete. - Disse a un tratto Arimah, accentuando il suo già bieco sorriso. - Ho vinto la mia partita. Non mi servirebbe a niente uccidervi. Siete liberi di andar via.



Simon e Alexia si guardarono cogliendo l'uno nell'altra la consapevolezza dell'immediato futuro.



Simon alzò la balestra di scatto e lasciò partire il dardo contro il loro nemico. Arimah ruotò su se stesso e si librò nell'aria, volatilizzandosi nel vuoto.



I1 dardo scomparve nella pioggia e Simon corse ad affacciarsi.



Del vampiro non c'era traccia.



- I1 sole! - Esclamò Alexia, alle sue spalle, mentre un lontano bagliore si faceva largo nel grigio dell'orizzonte.



Simon afferro l'Ekiminu per un braccio e la tirò via da dove stava, iniziando a correre verso la casa di Arimah.



I1 cacciatore correva veloce sulla prateria e Alexia gli stava dietro fendendo l'erba come un soffio di vento, librata a due centimetri da terra dentro il suo mantello di tenebra lucente.



Raggiunsero il portico nel momento esatto in cui il sole faceva capolino sull'orizzonte. Alexia urlò, ustionata dalla luce che l'aveva colpita e per un attimo vacillò, sbarrando gli occhi alla morte che l'aveva così repentinamente colta alle spalle... poi qualcosa la strattonò, perse l'equilibrio e cadde nell'oscurità.



Simon le lasciò la mano e si avventò sull'uscio richiudendolo con uno schianto.



I1 buio e il silenzio tornarono a regnare nella casa e il cacciatore lanciò un'occhiata ai vetri delle finestre.



Rimase colpito nel ritrovarsi a fissare dei neri quadrati senza luce. Dov'era finito l'esterno? Quale trucchetto aveva escogitato Arimah per la sua dimora? Di notte la visibilità attraverso quei vetri era ottima... e ora che era giorno non un filo di luce vi filtrava attraverso.



Tornò a guardare Alexia e si accorse che stava male.



- Come ti senti?- Le chiese, chinandosi sul suo corpo tremante.



Aveva gli abiti bruciati dalle spalle alle natiche e qua e là s'intravedevano brandelli di carne viva e sangue fresco.



- Stavo per morire... - bisbigliò guardando Simon come mai aveva fatto fino ad allora. - Mi hai salvato la vita... I1 cacciatore si strinse nelle spalle. - Lascia stare. - Tagliò corto lui. - Tristan avrebbe fatto lo stesso...



Alexia annui e socchiuse gli occhi.



Le ferite già si stavano rimarginando. Entro pochi minuti la sua pelle sarebbe tornata liscia com'era prima.







- Mi dispiace per Tristan. - Mormorò Simon lanciando uno sguardo tra le ombre delle scale che portavano di sopra. - Pearl, quel maledetto... mi sono sempre fidato di lui! Era come un fratello per me... una volta mi ha persino salvato la vita...







- E' rimasto là fuori? - Domandò Alexia.







Simon la fissò per un istante senza capire, poi trasalì. - Dannazione!



Se Pearl era stato morso, la morte non lo avrebbe fermato, neanche con una freccia piantata nel cervello.



- Ora è giorno. - Osservò il cacciatore, riflettendo con attenzione sulle prossime mosse. - Se Pearl si sveglia il sole lo ucciderà... ma se si sveglierà stanotte. . .



- O se si è svegliato prima che il sole sorgesse... Simon non voleva pensarci.



Pearl, il suo amico, il suo compagno di tante cacce... gli si era rivoltato contro! Un ex-cacciatore di vampiri trasformato in vampiro era probabilmente il nemico peggiore che potesse trovarsi a dover affrontare... specie se quel nemico poteva contare su un alleato potente come Arimah, un Arcano Caduto...



- Ci daranno la caccia? - Domandò Simon incerto. - Arimah ha detto che avremmo potuto andarcene.



Alexia si rialzò piano da terra, lasciando che i capelli le scoprissero per un attimo le ferite sulla schiena, ormai del tutto rimarginate.



- Tu hai cercato di ucciderlo. - Disse tranquillamente lei. - Lo hai sfidato, gli hai rivelato l'intenzione di ucciderlo... cosi sarà lui a non lasciarci andare. Sa che ora siamo deboli e più vulnerabili. Se ci lasciasse liberi potremmo tornare con chissà quanti rinforzi... e lui non può permetterlo.



Simon annuì, maledicendo se stesso per essersi lasciato andare a quell'impeto d'ira.



- D'accordo. - Disse infine. - Allora dovremo batterci. Siamo due contro due e so come ragiona Pearl...



- E lui sa come ragioni tu. - Aggiunse Alexia, fissandolo dal buio dei suoi occhi di tenebra, stranamente lucenti in quell'oscurità.



- Ma non ci siamo mai scontrati. - Tenne a puntualizzare il cacciatore, assumendo un'espressione arcigna. - Non sa fin dove sono disposto ad arrivare... quanto sono pronto a rischiare. Ora ascoltami. Ho un piano, ma mi serve il tuo aiuto. Sarà dura, per tutti e due... e non potremo più tornare indietro. Posso contare su di te?



Alexia gli tese le mani pallide e Simon le strinse tra le sue. - Per Tristan. - disse lei in un sussurro.



Aveva tratto in salvo Pearl appena in tempo. Quando Alexia e l'altro cacciatore si erano voltati per fuggire, Arimah era tornato allo scoperto, riemergendo dal terreno e portando via con sé l'umano.







Sapeva che ormai Pearl era in sua completa balia ed era fermamente convinto che avrebbe potuto diventare un prezioso alleato per lui nello scontro finale. Simon Denham e Pearl Bradshaw gli erano stati alle calcagna per due anni e aver trasformato uno dei due in un vampiro gli avrebbe garantito la vittoria sull'altro.



La galleria era buia ma Arimah vedeva perfettamente ogni cosa.



Guardò Pearl, che si dibatteva sul pavimento, e si chinò su d lui, strappandogli dal cranio il dardo con un unico gesto secco.



I1 cacciatore urlo, rivelando ancora tutta la sua parte umana.



- Stai bene? - Chiese il vampiro con freddezza. - Provi ancora dolore, vero?



- Sìì... - gemette Pearl portandosi le mani sullo squarcio che gli si era aperto in testa, cercando di fermare il sangue che gli bagnava il volto, i capelli e la corta barba nera. - Credevo che voi vampiri non soffriste per queste cose...



Arimah rise.



- Non è esatto. I1 dolore c'è... anche se ridimensionato rispetto alla condizione di voi umani... ma tu non sei ancora del tutto trasformato e risenti della tua mortalità.



Pearl fissò il vampiro con un misto di diffidenza e odio.



Aveva accettato la proposta di Arimah in un momento in cui non aveva avuto alternative e si era visto costretto a bere il suo sangue, legandosi a lui in modo indissolubile.



Ora cominciava a pentirsi della scelta fatta... ma la prospettiva della vita eterna lo aveva sempre attratto...



- Dobbiamo uccidere l'Ekiminu e il tuo compare... o torneranno a cercarmi a forze spiegate.



Pearl impallidì per un attimo.



Uccidere Simon... la prospettiva non lo lasciava indifferente. Anche se l'amico gli aveva sparato un dardo in testa restava sempre un amico... e tra loro il vero traditore era Pearl, lo sapeva bene...



- Che cosa vuoi che faccia? - Chiese infine, rendendosi conto che Simon Denham gli avrebbe dato la caccia in eterno se non l'avesse fermato ora.



Arimah scrutò il buio e sorrise.



La casa era un'immensa tomba senza vita, un monumento all'oscurità, un inno alle tenebre che avvolgevano l'esistenza di Arirmah.



I1 tetto spiovente e le guglie di ferro nero davano all'abitazione un aspetto gotico da brivido, per non parlare delle statue di angeli disseminate nel giardino intorno alla casa e del volto demoniaco dai canini affilati che sovrastava il porticato.



Dentro l'aspetto era altrettanto tetro.



Arazzi dai colori freddi e dalle raffigurazioni demoniache erano attaccati alle pareti della grande sala da pranzo, facendo da contorno al tavolo dalle gambe di serpente e al gigantesco lampadario nero senza candele.



Simon era immerso nell'ombra di quella sala, avvolto dal suo mantello nero, gli occhi fissi nel vuoto, il respiro ansimante, la fedele balestra stretta al petto con le braccia ancora deboli.



Alexia non si vedeva da nessuna parte.



Si chiese se non avesse trascurato niente...



Un cigolio... e la sua attenzione fu attratta verso il corridoio.







Nell'ombra qualcosa si mosse e davanti ai suoi occhi apparve la sagoma scura del vampiro.



Era cambiato dall'ultima volta che lo aveva visto, ma non poteva essere altrimenti. Gli occhi erano gialli e i sottili baffi scuri erano divenuti una folta peluria nera sopra una barba ancora più folta.



I1 suo volto era umano solo in parte, per il resto aveva tratti tipicamente animaleschi, tipici segnali di una trasformazione ancora in atto.



- Pearl. - Salutò Simon, stringendosi in un brivido di ghiaccio.



- Simon. - Rispose il vampiro, con voce sibilante. - Sai perché sono qui... I1 cacciatore annuì.



- Dov'è Alexia? - Domandò Pearl.



- Dov'è Arimah? - Controbatté Simon.



Entrambi sorrisero, ma era un sorriso amaro, velato di tristezza.



- Eravamo amici. - Disse Simon, fissando negli occhi inumani quello che un tempo era stato un uomo. - Mi salvasti la vita, una volta. Ti sono debitore e per questo ti offro la possibilità di salvarti. Se te ne vai, ORA... né io né Alexia combatteremo con te.



Pearl annuì, misterioso come mai.



- Ti ringrazio. - Mormorò. - Ma non posso farlo. Sono legato ad Arimah dal suo sangue... e se fuggo adesso, lui mi troverà... e mi ucciderà.



- No, perché non uscirà mai vivo da questo posto. - Sentenziò Simon. - La sua casa... sarà la sua tomba. Per sempre.



Pearl esitò. Sapeva che Arimah era annidato nell'ombra alle sue spalle e che lo avrebbe ucciso all'istante se si fosse tirato indietro...



- Mi dispiace... - disse, soffocando le lacrime che gli bagnavano gli occhi, non ho scelta, credimi... devo ucciderti.



Simon sospirò.



Poi tutto accadde molto in fretta.



Dal buio emerse la figura eterea di Alexia e nello stesso istante alle spalle di Pearl comparve Arimah...



Simon scattò in piedi e puntò la balestra nella mischia...



Pearl si avventò sul cacciatore mentre Alexia protendeva le pallide braccia verso di lui e lo afferrava alla gola...



Arimah si mosse verso l'Ekiminu e si gettò su di lei gridando... Simon tirò il grilletto...



Alexia spinse via Pearl e insieme rotolarono a terra, mentre Arimah si fermava a fissare attonito la scena...



I1 dardo trafisse il vampiro alla gola inchiodandolo alla parete alle sue spalle e dalla bocca sgorgò un fiotto di sangue.



Alexia balzò in piedi e tirò su a forza anche Pearl.



Simon si avvicinò ad Arimah, che non riusciva a togliersi da quella assurda posizione e premette con la balestra sul suo petto, ad altezza cuore.



- Per Tristan. - Disse.



La corda scattò e la freccia si piantò nel cuore nero del vampiro, spaccandolo a metà. Arimah lanciò un urlo raccapricciante al cielo e dalle sue labbra fuoriuscirono bestemmie incomprensibili, che solcarono l'aria lasciando il cacciatore completamente indifferente.



Poi, lentamente il vampiro si placò, finché le forze non lo abbandonarono e il suo corpo si afflosciò, restando affisso alla parete in quella grottesca posizione .



I1 cacciatore si voltò e fissò Pearl negli occhi. - Bene... ora sei libero.



L'amico guardò di nuovo il corpo immobile di Arimah e un sorriso gli affiorò sulle labbra.



- Non sono libero. - Mormorò, mentre qualcosa in lui andava mutando. Pearl non esiste più... esisto io... ARIMAH!



Simon fissò l'amico negli occhi iniettati di sangue e all'improvviso il volto di Pearl scomparve... i lineamenti si affinarono, la barba scomparve dal suo viso e gli occhi di ghiaccio di Arimah riapparvero dinanzi ai suoi.



Simon si girò di scatto verso il corpo appeso alla parete ma di lui ormai non restava che un liquame nerastro che andava rapidamente assorbendosi nelle mura della casa.



- Ma... - non riusciva a crederci, - come... com'è possibile? Arimah sorrise.



Si avventò sul cacciatore con gli artigli protesi e in quell'istante una terza figura s'interpose tra i due, fermando l'attacco del vampiro col proprio corpo.



Alexia gemette e crollò addosso a Simon.



L'uomo cercò di sostenerla ma lei si afflosciò, scivolando piano fino al pavimento.



- Alexia!



Una macchia scura si spanse sul petto di lei e in quell'istante l'uomo si accorse della profonda ferita che le era stata inferta.



- Vuoi sapere come ho fatto? - Fece Arimah scoppiando in una sonora risata. Simon alzò lo sguardo verso di lui e si accorse che in una mano stringeva il cuore dell'Ekiminu.



L'organo grondava sangue ma pulsava ancora nella mano del vampiro. Simon strinse i denti e comprese di non avere molto tempo.



- E' stato facile. - Proseguì Arimah. - Sono entrato nella mente di Pearl e gli ho fornito l'illusione di trovarsi nel mio corpo, mentre in realtà ero qui di fronte a te e lui era annidato nell'ombra. Poi è bastato illudere i vostri occhi che lui fosse me ed io lui... e tutto è andato come avevo previsto. Tu non avresti mai ucciso il tuo amico... non volontariamente almeno. Ironia della sorte... è proprio quello che hai fatto, alla fine!



Simon tremava.



La vista del cuore di Alexia e del suo sangue lo faceva stare male... e dentro di sé sentì per la prima volta il brivido della sete. . . sete di sangue e di vendetta per la trappola che gli era stata tesa.



Si tolse il mantello di dosso con un gesto secco e lo scagliò contro il vampiro. Arimah cercò di scansarlo e in quello stesso istante Simon si avventò sul braccio del suo nemico, afferrandogli la mano che stringeva il cuore con entrambe le mani e torcendola fino a spezzargli il polso.



I1 vampiro gemette e inevitabilmente le dita persero aderenza sull'organo dell'Ekiminu. Simon raccolse il cuore pulsante tra le proprie mani e lo depose dolcemente nel ventre squarciato di Alexia.



Poi si girò per combattere Arimah.



I1 vampiro si era tolto di dosso il mantello e fissava il cacciatore con riluttanza.



- Chi è stato? - Chiese freddamente, indicando i due segni sul collo di Simon.



- Alexia. - Rispose lui, in tutta tranquillità. - Mi aspettavo che sarebbe stato difficile batterti... così mi sono premunito. Ho pensato che solo un vampiro può riuscire a uccidere un altro vampiro...un Arcano Caduto!



Arimah non sorrideva. Nel suo sguardo c'era puro disprezzo.



- Hai cacciato vampiri per una vita... - bisbigliò, incredulo, - e per prendere l'ultimo sei diventato come quello che un tempo disprezzavi? Cosa farai quando mi avrai ucciso? Avrai bisogno di sangue... e dove lo prenderai?



- Non è un tuo problema. - Tagliò corto Simon. - Sei pronto?



Ancora una volta Arimah sorrise e i canini aguzzi scintillarono.



I1 buio regnava intorno a lei... un'oscurità diversa da quella che conosceva, non una tenebra fredda, ma calda ed accogliente... un buio magico che sembrava avvolgerla in spire di luce che non la bruciavano come il sole del mattino, ma la ritempravano, trasmettendole un senso di dolce tepore. In quella danza di luci ed ombre una figura emerse ai suoi occhi, ridandole



vigore. Tristan, il suo Tristan era venuto a prenderla per accompagnarla nel suo ultimo viaggio.



- Amore mio... - Alexia era in lacrime, - sei qui...



- Devi tornare. - Furono le parole dell'uomo che amava. - Non è il tuo momento, non ancora. Simon ha bisogno di te...



- Arimah mi ha uccisa, mi ha strappato il cuore...



- Non è ancora il momento. - Ripeté Tristan nascondendo a fatica il suo dolore. - I1 tuo cuore batte ancora. Simon ti ha reso la vita...



- Arimah lo sta ingannando... - disse lei in un sussurro, - li ho sentiti parlare, Tristan... com'è possibile? Sono morta, io sono...



- ...viva. - La voce del Moroi era calda e triste allo stesso tempo. - Viva, amore mio, tu sei viva. Torna indietro... completa il cerchio. Arimah deve morire... morire per sempre...



Le tenebre calarono di nuovo e ogni lucentezza scomparve.



Alexia riaprì lentamente gli occhi, ritrovandosi a fissare un nuovo e gelido buio .



Arimah si scagliò su Simon colpendolo al volto con gli affilati artigli. Poi si tirò indietro e valutò la possibilità di azzannarlo alla gola.



Simon sentì le cerni del viso lacerarsi e gemette, indietreggiando. Doveva attaccare. Doveva comportarsi da vampiro.



Dalla ferita colò un rivolo di sangue che scese fino alla bocca, stuzzicandogli un istinto ancora sopito. Con la lingua assaporò la fonte di ogni vita e un fremito strinse il suo stomaco in una morsa.



Fece due passi avanti e si gettò su Arimah nello stesso istante in cui il vampiro gli si faceva sotto.



Arimah affondò i suoi denti nella spalla di Simon e le braccia del cacciatore scattarono verso il nemico, penetrandogli nel petto in cerca della fonte della sua esistenza, scavandogli dentro finché non trovarono il cuore.



Simon glielo strappò dal petto urlando e Arimah gli tranciò un lembo di carne dalla scapola, ruotando la testa indietro e levando un grido agghiacciante all'oscurità della sua casa. Simon indietreggiò soffocando il dolore e strinse il cuore nero con le mani chiuse a pugno fino a stritolarlo.



Arimah urlò di nuovo e più forte, crollando sul pavimento tra atroci spasmi e rivoltandosi più e più volte su se stesso, sputando sangue e liquefacendosi a poco a poco mentre la morte gli succhiava via le ultime tracce di vita.



La carne divenne un'immensa cascata di liquido rosso che si allargò sul pavimento fino a svanire nel nulla.



Simon respirava a fatica ma sapeva di avercela fatta, sebbene in quel momento non si rendesse pienamente conto di cosa significasse essere stato morso da Arimah. Si accasciò al suolo e fisso le proprie mani: il cuore nero si era completamente liquefatto.



Chiuse gli occhi e svenne.







Quando tornò alla vita il buio lo avvolgeva. Cercò di rammentare cos'era accaduto ma i ricordi tornarono a sprazzi. Si alzò lentamente a sedere e si accorse di essere fasciato. L'oscurità era totale ma a poco a poco i suoi occhi si abituarono, riuscendo a penetrare il buio molto più a fondo di quanto pensasse. - Come ti senti?



La voce era femminile. - Alexia! L'aveva salvata in fin dei conti. Riporre il suo cuore ancora vivente nel corpo dell'Ek7minu aveva permesso ai suoi organi di rigenerarsi... - Non credevo ce la facessi... Alexia sorrise appena. Aveva uno sguardo triste, malinconico... e preoccupato. - Che succede? - Non è finita. - disse lei, cercando un modo per venire direttamente al sodo.



- Cosa? Perché? Arimah è morto! - Abbiamo ancora un problema... Simon non capiva.



- Quale?



- TU.



I1 cacciatore impallidì e istintivamente cercò la sua balestra, ritrovandosi improvvisamente impacciato nel movimento. Si guardò i polsi e si stupì nel vedersi legato da robuste corde alla spalliera del letto.



Alexia sollevò dall'ombra la balestra e gliela puntò contro. - Ma... che significa?



- Arimah ha mentito. Non c'era nessuna illusione. Col suo morso Arimah ha trasferito in Pearl una parte di sé e inglobato in sé una parte di lui. Quando hai ucciso Arimah, la parte di lui che scorreva in Pearl è risorta, prendendo il sopravvento e trasformando le sembianze di Pearl.



Simon ripensò a quando aveva cercato conferma delle parole di Arimah nel corpo affisso alla parete... e aveva visto solo i resti liquefarsi.



In effetti non aveva mai avuto le prove che quello che aveva ucciso fosse Pearl. . .



- Simon... - lo sguardo di lei era penetrante, la voce dolce, ma il tono un sussurro di morte, - è la stessa cosa che ha fatto a te.



I1 cacciatore impallidì, agghiacciato dal terrore.



- Ma... - balbettò, - nelle mie vene c'è anche il tuo sangue... Alexia annuì e gli si sedette accanto.



- E' per questo che non ti ho ancora ucciso. - Disse in tutta tranquillità. Pearl era in suo completo potere, tu no. Insieme possiamo riuscire a combatterlo, ma dobbiamo costringerlo a lasciarti libero... dobbiamo scacciarlo dal tuo corpo, solo allora potrai dirti al sicuro. L'influsso di Arimah verrà meno e il sangue che ora scorre nelle tue vene apparterrà per sempre solo a te.



Simon lo sapeva. Conosceva il potere del controllo vampirico.



Alexia aveva ragione.



- Cosa dobbiamo fare? - Chiese infine, guardandola nel profondo dei suoi occhi magnetici.



Simon aveva la febbre.



Alexia aveva rafforzato le corde e legato anche le sue caviglie ai piedi del letto, onde evitare complicazioni nel caso in cui Arimah avesse preso il sopravvento sulle volontà di lei e Simon.



L'uomo aveva freddo e si contorceva sulle lenzuola scrutando nel buio la risposta a quel dolore nascosto che di minuto in minuto cercava di prendere possesso di lui...



Arimah stava arrivando, lo sentiva sotto la pelle, dentro le vene... percepiva l'odore acre della morte spandersi nelle sue narici... l'Arcano Caduto che avanzava, il vampiro più potente che avesse mai incontrato sempre più vicino, apparentemente invincibile, che continuava a tornare ogni volta che lo uccideva... un essere infernale e, come tutti i vampiri, immortale...



Simon pensò alla sua balestra, alle frecce di legno, all'accetta che portava infilata nella cintura, a teste mozzate... a Tristan, alla sua fine che aveva colto tutti cosi impreparati... a Pearl, suo amico di sempre inaspettato traditore... ad Alexia, agli occhi di tenebra, profondi come l'infinito, al gioco di luci ed ombre che si verificava ogni volta che appariva dal nulla, alla sua essenza, a volte cosi eterea da essere inconsistente... a volte cosi reale invece da farla apparire la creatura più bella mai esistita sulla Terra...



Simon sapeva dell'amore fra Tristan e Alexia ed era certo che entrambi avevano sempre conosciuto il vero motivo per cui lui si era unito a loro...







I1 cacciatore di vampiri era sempre stato attratto da lei, dal suo fascino che sapeva poter essere letale... e dopo che l'aveva morso sentiva di amarla più di ogni altra cosa al mondo... avrebbe fatto tutto per lei, TUTTO... e il sangue di Arimah non poteva e non doveva vincere su di loro...non era concepibile, non era nemmeno lontanamente auspicabile.



Una fitta atroce gli penetrò nel cervello e una lontana risata riecheggiò nella



sua mente, annunciandogli l'imminente arrivo di Arimah.



Alexia si alzò dalla sedia a dondolo su cui si era accomodata e fluttuò con uno slancio fino al letto, distendendosi accanto al cacciatore.



- Devi resistere! - Gli bisbigliò in un orecchio, riscaldandogli il cuore con il suo fiato. - Lotta con lui! Io e te possiamo batterlo! Avanti!



Simon strinse i denti e chiuse gli occhi.



Lo sguardo di Arimah gli apparve davanti e l'immagine del vampiro s'ingigantì davanti ai suoi occhi. Rivide Pearl morire per mano sua e Tristan sul bordo del precipizio accasciarsi al suolo gemente.



Riaprì gli occhi e lo sguardo sicuro e avvolgente di Alexia lo inchiodò al cuscino. L'amava, lui l'amava più di ogni altra cosa...



- Combatti. - Sussurrò lei, accarezzandogli il viso con le dita di velluto. Puoi farcela, Simon. Io sono con te... lo sarò per sempre. Lo sai questo.



Il cacciatore rimase senza fiato.



Io sono con te. . . Io sarò per sempre.



Solo ora Simon si rese conto della verità di quelle parole.



Tristan era morto e Simon era stato morso da lei... divenendo in tutto e per tutto un vampiro. Da quel momento niente avrebbe potuto dividerli... poiché l'amore che legava lui a lei non gli avrebbe mai permesso di abbandonarla e Alexia dal canto suo, non avrebbe mai potuto rimanere da sola. Un Ekiminu non nasceva mai malvagio...in fondo era pur sempre un'anima il cui corpo non aveva ricevuto una degna sepoltura. Succedeva spesso che un vampiro uccidesse una vittima invece di trasformarla, succhiando più sangue di quanto fosse necessario... ma a volte, solo a volte... queste vittime si risvegliavano a metà tra la condizione di spirito e di vampiro... vagando sul mondo alla ricerca di un posto in cui stare...e Alexia era una di queste, anche se a differenza di molte l'aveva trovato...in Tristan.



Con la scomparsa del Moroi però, la ricerca avrebbe ricominciato protraendosi per chissà quanto tempo...una ricerca lunga e dolorosa,



accompagnata da una malinconia che l'avrebbe abbandonata finché lei non avesse trovato quel che cercava.



Simon avrebbe potuto evitare tutto questo.



I1 cacciatore urlò più forte mentre la testa gli esplodeva sotto i colpi di un continuo martellare psichico. Arimah cercava di entrargli dentro, lo sentiva... percepiva il suo fetore... la sua crudeltà, la sete di sangue...



Spalancò gli occhi e Alexia si ritrovò a fissare due pupille sottili dentro a sfolgoranti iridi gialle, denti aguzzi protesi verso di lei e l'ansito della creatura che Simon stava diventando...



- Combatti, Simon! Tu sei un vampiro! Non rifiutarti di esserlo... ormai è tardi! E Arimah conta proprio su questo! - Alexia era disperata, sentiva il cacciatore allontanarsi mentalmente da lei ed aveva paura di perderlo. - Sa che questo tuo rifiuto ti rende più vulnerabile! Devi lottare! Lottare da vampiro!



Simon gridò in preda ad atroci convulsioni... sputò sangue e saliva, si giro su un fianco mettendo in tiro le corde e urlò, contraendosi più forte...tendendo tutti i muscoli del corpo. Cercò con la mente l'ago che lo pungeva... la lama che gli feriva la mente... l'essenza del vampiro che premeva su di lui e la trovò... annidata in un recesso del suo corpo, avvolta in un alone di tenebra nauseante. Vi si scagliò contro e si avvinse ad essa, cercando nelle vene la forza che Alexia gli aveva dato, la volontà dell'essere vampiro... e gridò fino a sgolarsi.



Ebbe uno spasmo, raccolse tutte le forze che aveva... tese le corde del letto fino a spezzarle e si alzò di scatto a sedere, vomitando l'anima di Arimah sul letto. Un getto di sangue nero come l'inchiostro schizzò sulle lenzuola e con esso un denso fumo scuro si sparse nella camera, mentre un lontano lamento si faceva largo nelle loro menti... un grido di morte e dolore... la fine dell'Arcano Caduto Arimah.



Quando Simon si lasciò andare sul letto, bagnato di sudore e sporco di sangue, il fumo era scomparso e il letto era fradicio della nera linfa del vampiro. Alexia fissò con orrore il fluido oscuro mentre si ritirava affondando nel letto come acqua in una spugna, scomparendo per sempre dalla sua vista. Allora finalmente un quieto silenzio calò nella camera da letto. Alexia emise un sospiro e si stese sul letto accanto al cacciatore. L'uomo ansimava ancora ma la febbre era scomparsa e si sentiva finalmente libero... libero dal giogo di Arimah. Alexia teneva la testa sul suo petto e lo fissava nel buio con occhi velati di lacrime. Simon sorrise e le accarezzò i capelli. - Andrà bene. - Disse in un bisbiglio. - Andrà tutto bene. Dolcemente, lei chiuse gli occhi e si addormentò.
70 David
2007-05-01 08:25:58 UTC
il conte dracula (esisteva davvero)divento' cosi' cattivo xke' la sua amata si butto' da sopra il balcone.Cosi' dracula,devotissimo a Gesu' prese il crocifisso e lo capovolse.Da allora venne kiamato dracula "il sanguinario"proprio xke' impalava i nemici.


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